Quando pensiamo a una
rappresentazione artistica prestigiosa del picnic, ci vengono di sicuro in
mente alcuni dipinti della scuola impressionista.
Non è un caso: infatti, prima
degli Impressionisti, la rappresentazione “en plein air”, come si usa dire
tecnicamente (ovvero: “all'aperto”) di scene di vita quotidiana riprese “dal
vero” non rientrava nei generi praticati dagli artisti del colore: non si usava
dipingere scene conviviali o informali all'aperto, tantomeno pranzi o picnic.
Si può dire che la diffusione
sociale del picnic e l'affermarsi dell'Impressionismo sono fatti che hanno
viaggiato storicamente in simultanea.
Infatti, inizialmente, a partire
almeno dal 1600, il picnic era stato un'usanza della nobiltà, che amava
talvolta pranzare all'aperto durante le pause della caccia, o per sottrarsi al
rigido cerimoniale dei banchetti aristocratici ufficiali; successivamente,
proprio nell'Ottocento, l'usanza di mangiare sui prati, a contatto con la
natura, con cibo semplice preparato appositamente per l'occasione, si era
diffusa fra tutti gli strati sociali. Per gli abitanti delle città, era ed è un
modo informale per stare in compagnia (degli amici, della famiglia o
dell'innamorato), e per evadere dai ritmi della vita quotidiana e, assaporando
in maniera più distesa e meno convenzionale i pasti, riscoprire almeno per
qualche ora la rilassatezza e la tranquillità della campagna.
In quegli stessi anni, pittori
come Monet, Manet o Degas, in cerca di nuove forme di rappresentazione della
realtà, avevano cominciato a prediligere, per i loro dipinti, scene di vita
quotidiana, preferibilmente all'aria aperta e fuori città, dove era più facile
cogliere, nei soggetti che ritraevano, atteggiamenti più rilassati e spontanei,
in una parola più autentici.
Ecco che quindi quei pittori
impressionisti si erano sbizzarriti nel ritrarre scene di vita familiare in
parchi cittadini, o bagnanti in riva al mare, o appunto “déjeuners sur
l'herbe”, cioè spensierati picnic sui prati.
Scene come quelle dei picnic
permettono agli Impressionisti di concentrarsi sullo studio della luce, che a
loro stava particolarmente a cuore. In queste rappresentazioni pittoriche di
scene all'aria aperta, il cibo acquisisce una luminosità e un colore che non
possiede nella stessa misura nelle rappresentazioni di pranzi negli interni:
qui infatti sembra riflettere la luce, catturarla, rinviarla all'osservatore.
Il primo esempio di rappresentazione del picnic è offerto dal celebre dipinto di
Edouard Manet, Le déjeuner sur l'herbe (La colazione sull'erba).
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5kbHwLjGhgrfKvENBpC8XAEVTJ2LwdzmtDG26l-I3YesVeHnqIqYeQKR2o5-LBwocHMayd6STbbMe-kGMPk3WU81R2XgEmx0M4Sf78Fx8kXT-9v6xjAkGSBs0756glFT18FDj4ZF-1LLV/s400/1.jpg) |
Manet: La colazione sull’erba. 1863. Musée d’Orsay, Parigi.
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E' un dipinto che è ormai
un'icona, nella storia dell'arte moderna. Qui l'autore sembra affidarsi alle
convenzioni accademiche, e al tempo stesso sfidarle. Tra figure maschili in
abiti borghesi moderni, che discutono con aria scanzonata e serena, c'è infatti
un nudo femminile, ritratto in posa classica, che sembra appartenere a un altro
mondo.
Questo insolito insieme di
soggetti, che mescolava classicità e modernità, disorientò i contemporanei e
scatenò i critici. E poi, altro elemento “sconcertante” rispetto alle
convenzioni dell'epoca, Manet sembrava non curarsi dei chiaroscuri, e riduceva
ai minimi termini l'uso della prospettiva.
Il cibo, protagonista immancabile
di ogni picnic, insieme ad accessori indispensabili come tovaglia e cestini, è
bene in vista, nella composizione dell'immagine, e sembra quasi fare da
controcampo ai personaggi della rappresentazione.
In un'altra celebre Colazione
sull'erba, quella di Monet (1866 – Musée d'Orsay), la luce, che in Manet
era ancora astratta, investe in maniera più naturale i soggetti della
composizione.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWxvlN62pcOBDwHL2E8diskFGpakQbJnyc9pOx9kmCxG5Ovl1CU1ZtrRw7C5W7DVm8VcTCla5WDxc7I9GfdyfYIWiiJhNHg_GPuNzPck0lWPCtbuXacnUF0hAosdtyvGSCWd74GUVbRJRr/s400/2.jpg) |
Colazione sull'erba, Claude Monet, 1866, olio su tela,124x181 cm., museo d'Orsay, Parigi.
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Monet inoltre dà meno risalto
alle figure umane presenti, e rende protagonisti i dettagli ambientali, a
cominciare dalle foglie e dalla vegetazione, per finire con la tovaglia, i
cibi, le bottiglie: insomma illumina in maniera speciale l'evento che si
celebra, il déjeuner, con i suoi particolari colori e sembra quasi farci
pregustare i profumi: il “contorno” della scena, ovvero la scenografia, diventa
protagonista. Il cibo diventa una presenza essenziale e la luce non fa soltanto
risaltare al meglio i suoi colori (come nessuna scena convenzionale di pranzo
all'aperto con tavola sarebbe capace di fare) ma suggerisce all'osservatore,
come accennato, persino i profumi e gli aromi.
Quadri come questi consentono di
mettere in risalto la ricca tavolozza di colori della natura, e non a caso il
verde domina in maniera abbastanza decisa.
Nel Novecento, Picasso nutrì una
vera e propria ossessione per il Déjeuner di Manet. Il pittore spagnolo
ha infatti a più riprese dipinto sue rivisitazioni della celebre opera del
francese, rielaborando in maniera personale i vari dettagli di cui si componeva
la complessa Colazione sull'erba.
Nel primo studio sul Déjeuner
di Manet, Picasso rielabora le figure umane, ampliando lo spazio che esse
occupano nella composizione, fin quasi a saturarlo; il cibo viene invece
ridotto all'essenziale, trasformato in puro pretesto o in presenza solo
simbolica.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSpvxBtM4scat18qmA52oqyO162-jbLcVYHVOB46uCfQk5cl3GUfWzLIkd9cgXn5RSCtGUcfQ4SmahzBHOJteSuzEbmFUVgVOQpJQdW0UrAGl7KbcbfSSAmnGD0tRB8qLmFiZj4q9YI4nk/s400/3.jpg) |
Primo dipinto: Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet – 27 febbraio 1960 - IL SOGGETTO
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Il secondo studio è il più ricco
di dettagli; i personaggi sono ancora tutti presenti nelle loro posizioni
originarie, ma non catturano tutta l'attenzione dello spettatore, sembrano anzi
fondersi discretamente nel paesaggio, e al cibo viene ridato un ruolo
importante, in primo piano.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjG2tQxuxWSekSqS-_eDB4baXrFHLobKnJ3d2WsJ2zhUQKDIQ-MIvDIYtSI6SeCqwBpvoB8AhT3xkiVdGHnjvCM0ITfgX58ilHjCAaqb3qSfWMJVYrB78JYulh2JQ1OUDe7ePft9J275XKg/s400/4.jpg) |
Secondo dipinto: Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet, 3 marzo-20 agosto 1960
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Nel terzo studio, viene stabilita
una gerarchia fra i personaggi, e a due di essi, un uomo e una donna, viene data un'attenzione quasi esclusiva; il
cibo è al margine del dipinto e sta quasi per essere espulso dalla scena.
Infatti, nel quarto studio è del tutto assente, e dell'originaria Colazione
sull'erba rimangono solo le figure umane, prive di una particolare attività
e immerse in una natura spoglia.
Quasi a voler suggerire che
“l'essenza” del Déjeuner non sta nel picnic, ma negli atteggiamenti che
le figure umane assumono fra loro, e potrebbero assumere in qualsiasi contesto
o paesaggio.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCrBdrhKL-NQ66o68KelTR76Rz7-tndB1siIkdC4hJTk5A0ej8rnMSLJFv_Ncq2GDh0NtrVAD8cOlqKGIZV2nWP5MvbKWbxUPGALaBTm5LYzTj43-NjoaZKxwv6GsnUwIk0xi_KyyKjIZ2/s400/5.jpg) |
Terzo dipinto: Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet, 13 marzo 1962
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![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCEM5lItSo2zwx3lqQfVH3ZUC8CswbmV8s2Tv62kbjROXfxk7VeaMLZ2SitRDOTD6vPKdJemQ4m29lIE7q9wnrzDkCTUyXrvZCjVL3SEdtn5bQQrXbTugmCONNBiU5wXywqW6NpXfty6K5/s400/6.jpg) |
Quarto dipinto: Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet, 17 giugno 1962 - IL NUDO
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Alla fine del 1900, però, la
prospettiva si inverte. Il rapporto dell’uomo con il cibo è radicalmente
cambiato. Trionfa la società dell’opulenza e l’obesità diventa un problema
sociale. Botero, che è il più celebre pittore di picnic contemporaneo, è lo
specchio più diretto di questa trasformazione.
Botero ha rappresentato
a più riprese il soggetto del picnic. In questo post, ve ne propongo due
versioni veramente particolari. Qui, infatti, i cibi assumono un ruolo centrale e anzi
occupano tutto lo spazio della rappresentazione, le loro forme e i loro colori
sono netti e precisi come non mai, tanto che la loro presenza è quasi
palpabile; invece i personaggi, invertendo le consuetudini, sono posti ai
margini dell'immagine, e sia della donna nel primo ritratto che dell’uomo nel
secondo, si intravedono addirittura solo
le mani.
Per Botero il cibo è vitalità, è
gioia, è luce; a differenza di quanto accade nelle opere di altri artisti qui
considerate, nel suo Picnic l'alimento è il motore centrale del
racconto, il senso stesso della composizione e, se si toglie quello, l'immagine
non ha più senso.
In qualche modo, anche
nell’evoluzione della rappresentazione pittorica del picnic, assistiamo a
quell’affermarsi della supremazia della cucina rispetto alla sala che
caratterizza la ristorazione contemporanea rispetto a quella del passato.