domenica 16 giugno 2013

Il drink dipinto di blu: quando il gusto si fonde con il colore




"Una mattina, siccome uno di noi era senza nero, si servì del blu: era nato l'impressionismo." 
La celebre frase di Renoir forse risuonava nelle orecchie del produttore olandese Bols, quando, negli anni ’20, decise di colorare di blu il trasparente alcolico agrumato noto, dal secolo precedente, con il nome di Curaçao. 




A quanto pare, all'epoca, colorare le bevande era diventata una moda. I cocktail stavano diventando popolari e le nuove tinte stimolavano la fantasia dei barmen. Ma forse nessuno poteva prevedere il successo planetario di quel liquore, che sarebbe diventato l’alimento blu per antonomasia e che, ancora oggi, resta una caso quasi unico ed isolato.

Il blu, si sa, è il colore antialimentare, perché in natura non esistono alimenti blu (con qualche rarissima eccezione che conferma la regola…). E infatti, il nostro liquore è tinto artificialmente, con un colore apertamente e stupendamente innaturale, che richiama forse il cielo o il mare, ma solo nella nostra fantasia.
Tanto per essere chiari, in quegli anni l’artificiale non era percepito come negativo: tutt'altro! La giovane scienza chimica era diventata capace di superare la natura in creatività: in quegli stessi ruggenti anni 20 Coco Chanel stupiva il mondo con n°5, il primo profumo sintetico della storia. E il blu… il blu era la bandiera di quella vittoria sui limiti della natura, il colore che l’uomo aveva sempre sognato di rubare al cielo, ma che non riusciva ad estrarre puro da piante e fiori. Quella lunga marcia della modernità cromatica, sancita dalle parole di Renoir, culminerà negli anni ’50 con il meraviglioso blu di Klein.  Ma già in piena Belle Époque, il fascino orientale delle tinte celesti aveva sedotto Poiret.


Yves Klein
Bozzetto Paul Poiret
Elie Saab P/E 2013













Il blu era artificio e sorpresa. Il blu nel bicchiere disorienta. E vuole farlo.
I Curaçao, nei diversi colori, hanno più o meno tutti gli stessi aromi e sapori. Ma il colore li fa sensorialmente diversi. Il Curaçao arancio è scontato, perché la vista ci preannuncia gli agrumi. Il Curaçao  verde richiama la natura e i vegetali. Quello trasparente è debole e non stimola la fantasia. Ma il blu ci fa sentire l’oceano. E gli agrumi e le spezie che si sprigionano in bocca, allora, parlano di un’isola tropicale. Magari proprio l’isola di Curaçao…
Insomma, non mangiamo e beviamo solo con la bocca e per lo stomaco, come fanno gli animali.

L’uomo mangia e beve anche con gli occhi per nutrire la mente e i sogni.



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