venerdì 21 giugno 2013

Il picnic e la tavolozza di colori: da Manet a Botero

Quando pensiamo a una rappresentazione artistica prestigiosa del picnic, ci vengono di sicuro in mente alcuni dipinti della scuola impressionista.

Non è un caso: infatti, prima degli Impressionisti, la rappresentazione “en plein air”, come si usa dire tecnicamente (ovvero: “all'aperto”) di scene di vita quotidiana riprese “dal vero” non rientrava nei generi praticati dagli artisti del colore: non si usava dipingere scene conviviali o informali all'aperto, tantomeno pranzi o picnic.

Si può dire che la diffusione sociale del picnic e l'affermarsi dell'Impressionismo sono fatti che hanno viaggiato storicamente in simultanea.

Infatti, inizialmente, a partire almeno dal 1600, il picnic era stato un'usanza della nobiltà, che amava talvolta pranzare all'aperto durante le pause della caccia, o per sottrarsi al rigido cerimoniale dei banchetti aristocratici ufficiali; successivamente, proprio nell'Ottocento, l'usanza di mangiare sui prati, a contatto con la natura, con cibo semplice preparato appositamente per l'occasione, si era diffusa fra tutti gli strati sociali. Per gli abitanti delle città, era ed è un modo informale per stare in compagnia (degli amici, della famiglia o dell'innamorato), e per evadere dai ritmi della vita quotidiana e, assaporando in maniera più distesa e meno convenzionale i pasti, riscoprire almeno per qualche ora la rilassatezza e la tranquillità della campagna.

In quegli stessi anni, pittori come Monet, Manet o Degas, in cerca di nuove forme di rappresentazione della realtà, avevano cominciato a prediligere, per i loro dipinti, scene di vita quotidiana, preferibilmente all'aria aperta e fuori città, dove era più facile cogliere, nei soggetti che ritraevano, atteggiamenti più rilassati e spontanei, in una parola più autentici.
Ecco che quindi quei pittori impressionisti si erano sbizzarriti nel ritrarre scene di vita familiare in parchi cittadini, o bagnanti in riva al mare, o appunto “déjeuners sur l'herbe”, cioè spensierati picnic sui prati.

Scene come quelle dei picnic permettono agli Impressionisti di concentrarsi sullo studio della luce, che a loro stava particolarmente a cuore. In queste rappresentazioni pittoriche di scene all'aria aperta, il cibo acquisisce una luminosità e un colore che non possiede nella stessa misura nelle rappresentazioni di pranzi negli interni: qui infatti sembra riflettere la luce, catturarla, rinviarla all'osservatore.

Il primo esempio di rappresentazione  del picnic è offerto dal celebre dipinto di Edouard Manet, Le déjeuner sur l'herbe (La colazione sull'erba).

Manet: La colazione sull’erba. 1863. Musée d’Orsay, Parigi.
 
E' un dipinto che è ormai un'icona, nella storia dell'arte moderna. Qui l'autore sembra affidarsi alle convenzioni accademiche, e al tempo stesso sfidarle. Tra figure maschili in abiti borghesi moderni, che discutono con aria scanzonata e serena, c'è infatti un nudo femminile, ritratto in posa classica, che sembra appartenere a un altro mondo.
Questo insolito insieme di soggetti, che mescolava classicità e modernità, disorientò i contemporanei e scatenò i critici. E poi, altro elemento “sconcertante” rispetto alle convenzioni dell'epoca, Manet sembrava non curarsi dei chiaroscuri, e riduceva ai minimi termini l'uso della prospettiva.
Il cibo, protagonista immancabile di ogni picnic, insieme ad accessori indispensabili come tovaglia e cestini, è bene in vista, nella composizione dell'immagine, e sembra quasi fare da controcampo ai personaggi della rappresentazione.

In un'altra celebre Colazione sull'erba, quella di Monet (1866 – Musée d'Orsay), la luce, che in Manet era ancora astratta, investe in maniera più naturale i soggetti della composizione.

Colazione sull'erba, Claude Monet, 1866, olio su tela,124x181 cm., museo d'Orsay, Parigi.

Monet inoltre dà meno risalto alle figure umane presenti, e rende protagonisti i dettagli ambientali, a cominciare dalle foglie e dalla vegetazione, per finire con la tovaglia, i cibi, le bottiglie: insomma illumina in maniera speciale l'evento che si celebra, il déjeuner, con i suoi particolari colori e sembra quasi farci pregustare i profumi: il “contorno” della scena, ovvero la scenografia, diventa protagonista. Il cibo diventa una presenza essenziale e la luce non fa soltanto risaltare al meglio i suoi colori (come nessuna scena convenzionale di pranzo all'aperto con tavola sarebbe capace di fare) ma suggerisce all'osservatore, come accennato, persino i profumi e gli aromi.
Quadri come questi consentono di mettere in risalto la ricca tavolozza di colori della natura, e non a caso il verde domina in maniera abbastanza decisa.

Nel Novecento, Picasso nutrì una vera e propria ossessione per il Déjeuner di Manet. Il pittore spagnolo ha infatti a più riprese dipinto sue rivisitazioni della celebre opera del francese, rielaborando in maniera personale i vari dettagli di cui si componeva la complessa Colazione sull'erba.
Nel primo studio sul Déjeuner di Manet, Picasso rielabora le figure umane, ampliando lo spazio che esse occupano nella composizione, fin quasi a saturarlo; il cibo viene invece ridotto all'essenziale, trasformato in puro pretesto o in presenza solo simbolica.

Primo dipinto: Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet – 27 febbraio 1960  - IL SOGGETTO

Il secondo studio è il più ricco di dettagli; i personaggi sono ancora tutti presenti nelle loro posizioni originarie, ma non catturano tutta l'attenzione dello spettatore, sembrano anzi fondersi discretamente nel paesaggio, e al cibo viene ridato un ruolo importante, in primo piano.



Secondo dipinto: Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet, 3 marzo-20 agosto 1960 

Nel terzo studio, viene stabilita una gerarchia fra i personaggi, e a due di essi, un uomo e una donna,  viene data un'attenzione quasi esclusiva; il cibo è al margine del dipinto e sta quasi per essere espulso dalla scena. Infatti, nel quarto studio è del tutto assente, e dell'originaria Colazione sull'erba rimangono solo le figure umane, prive di una particolare attività e immerse in una natura spoglia.
Quasi a voler suggerire che “l'essenza” del Déjeuner non sta nel picnic, ma negli atteggiamenti che le figure umane assumono fra loro, e potrebbero assumere in qualsiasi contesto o paesaggio.

Terzo dipinto:  Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet, 13 marzo 1962


Quarto dipinto: Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet, 17 giugno 1962   - IL NUDO

Alla fine del 1900, però, la prospettiva si inverte. Il rapporto dell’uomo con il cibo è radicalmente cambiato. Trionfa la società dell’opulenza e l’obesità diventa un problema sociale. Botero, che è il più celebre pittore di picnic contemporaneo, è lo specchio più diretto di questa trasformazione.

                             
                                                                                 


Botero ha rappresentato a più riprese il soggetto del picnic. In questo post, ve ne propongo due versioni veramente particolari. Qui, infatti, i cibi assumono un ruolo centrale e anzi occupano tutto lo spazio della rappresentazione, le loro forme e i loro colori sono netti e precisi come non mai, tanto che la loro presenza è quasi palpabile; invece i personaggi, invertendo le consuetudini, sono posti ai margini dell'immagine, e sia della donna nel primo ritratto che dell’uomo nel secondo,  si intravedono addirittura solo le mani.

Per Botero il cibo è vitalità, è gioia, è luce; a differenza di quanto accade nelle opere di altri artisti qui considerate, nel suo Picnic l'alimento è il motore centrale del racconto, il senso stesso della composizione e, se si toglie quello, l'immagine non ha più senso.


In qualche modo, anche nell’evoluzione della rappresentazione pittorica del picnic, assistiamo a quell’affermarsi della supremazia della cucina rispetto alla sala che caratterizza la ristorazione contemporanea rispetto a quella del passato.

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