martedì 18 giugno 2013

Il caffè dell'artista




Per quanti di noi la “pausa caffè” è un momento sacro della giornata, atteso e preparato con cura e dedizione?  Ma in ogni tazzina che ci porgono al bar e a casa, c'è dentro anche un po' di storia. 
Rappresenta, per molti, il primo contatto con il nuovo giorno. Per altri è la più piacevole pausa nei momenti di stress da lavoro. Per altri, infine, rappresenta la giusta carica nei momenti di stanchezza.

Nero, dolce e bollente come piaceva a  Eduardo De Filippo; lungo, come lo bevono gli americani ed i tedeschi; oppure, un veloce espresso da bar, o ancora una profumata cerimonia casalinga,  il caffè è soprattutto un rito sociale, oltre che un piacere per il palato, ed è legato alla modernità, tanto che si può associare all’ evoluzione degli usi e dei costumi in Europa negli ultimi secoli.

Gli artisti, come sempre testimoni privilegiati e sensibili degli atteggiamenti e delle abitudini diffusi, colgono subito l'importanza del "rito" del caffè, tanto che la diffusione della calda bevanda fra la gente di ogni ceto, lascia la propria traccia nell'arte figurativa fin dal Seicento.

E' in quest'epoca che il caffè fa la sua comparsa da nuovo protagonista di moda sulle mense. In una pregiata natura morta di Zurbaran, la tazza di caffè ha pari dignità figurativa, nella composizione dello spazio, rispetto al piatto di cedri e al cesto di arance.


Francisco de Zurbaran “ Piatto di cedri, cesto di arance e tazza con rosa”  
(1633, Los Angeles, Norton Simon Foundation)



E' però nel Settecento che, grazie a Hogarth, artista celebre per la sua capacità di rappresentare con ironia e partecipazione, vizi e manie sociali della sua epoca in sequenze di quadri che vogliono essere a seconda dei casi racconti amari o pungenti per satira, che abbiamo la prima apparizione su tela, degna di una vera primadonna, delle tazze di caffè.
La grande attenzione di un autore come Hogarth alle tendenze della società fa sì che lui metta in scena l'abitudine di bere il caffè in compagnia, come strumento per sottolineare amicizia, solidarietà di ceto e capacità di essere al passo con le mode dei tempi; e sappiamo, anche grazie alla testimonianza del teatro di Goldoni, quanto nel Settecento il caffè fosse diventato un vero e proprio obbligo sociale al quale ben pochi erano capaci di sottrarsi.



William Hogarth, "Levee'" della contessa (1745, Londra, National Gallery)

E se nel Settecento il caffè era un'abitudine nella quale si rispecchiava soprattutto la magnificenza della nobiltà e della gente del "gran mondo", nell'Ottocento diventa compagno addirittura inseparabile della classe media, tanto da comparire frequentemente nelle tele di quell'epoca.
E' un soggetto al quale ad esempio sembra attento Manet, che da buon osservatore lega la presenza del caffè tanto a scene di ambiente domestico, come la "Colazione nello studio", quanto a scene tipiche della socialità parigina, come accade in "Coppia al Père Lathuille", dipinto nel quale un bricco di caffè nelle mani di un cameriere fa da contrappunto alla vicenda sentimentale che si svolge in primo piano, rendendo perfettamente i caratteri briosi di una commedia francese di fine Ottocento.


Eduard Manet "Colazione nello studio" dipinta nel 1868
(Monaco, Neue Staatsgalerie)

Eduard Manet “Coppia al "Pere Lathuille”
(1879, Tournai, Musee des Beaux-Arts)




A questa scena sembra fare eco quella rappresentata in una tela di Renoir, "Alla fine della colazione", dove, se il centro della composizione è rappresentato dalla luminosità delle figure femminili e dalla sensazione di soddisfatta sazietà che l'immagine trasmette, è anche vero che le raffinate tazzine dalle quali i protagonisti hanno gustato il caffè sono una nota scenografica di primaria importanza, per contribuire a definire il momento di piena soddisfazione e il piacere della compagnia, che come sempre in Renoir è elemento essenziale.


Auguste Renoir, “Alla fine della colazione”
(1879,Francoforte, Stadesches Kunstinstitut).

All'incirca della stessa epoca è un suggestivo dipinto di Silvestro Lega, della corrente dei Macchiaioli: "Un dopo pranzo".
Qui la scena non è cittadina, ma il caffè entra in scena come bevanda ristoratrice in un assolato pomeriggio, trascorso da una famiglia borghese al riparo di un pergolato, e sembra davvero complice della stessa armonia familiare, e della pace pomeridiana della campagna; come tutte le abitudini migliori, diventa un punto di riferimento grazie al quale il benessere dello stare assieme viene confermato e rafforzato.


Silvestro Lega “ Un dopo pranzo” (Il pergolato)
 
(Milano, Pinacoteca di Brera).




Non dimentica l'importanza del rito del caffè neppure Paul Cezanne, che anzi lo rende coprotagonista del suo "Donna con caffettiera", nel quale è appunto solo la donna del titolo a fare da contraltare visivo alla caffettiera e alla tazzina, e sembra proprio che ciò che viene fatto risaltare dall'artista sia l'importanza e l'intimità del "rito", come a voler segnalare il ruolo che ormai ricopre il caffè nelle case borghesi.



     
 Paul Cezanne "Donna con caffettiera”
Di poco posteriore è "La tazza di caffè" di Pierre Bonnard, e anche qui viene colto un momento di intimità domestica, ma da un'angolazione diversa, e maggiore è il risalto dato alla tavola (spiccano i colori della tovaglia); e il posto delle tazze di caffè è diventato centrale, sicché ciò che si vuole sottolineare sono proprio le forme e i colori che si accompagnano al "rito", facendone un momento a parte nella vita privata delle persone.


Pierre Bonnard “La tazza di caffè” del 1914 
(Londra, Tate Gallery)


Nell'arte del Novecento, il caffè diventa a volte pretesto per riflettere sui ritmi fagocitanti della vita moderna, o sulle sue contraddizioni. E' il caso ad esempio della tazzina di caffè che compare fra le mani della pensosa e fragile donna ritratta in "Automat" di Edward Hopper, che sembra isolata in un luogo che dovrebbe invece favorire la socializzazione; lei ha solo la compagnia del suo caffè, e in quello sembra rispecchiare i propri pensieri, forse per ritrovarne il filo o per ripensare alla sua giornata. Una scena che si può ritrovare in certi posti dell'America urbana ma anche di quella periferica.


Juan Gris, Automat (1927, Des Moines (lowa), Des Moines Art Center)


Nel "Petit dejeuner" di Juan Gris il caffè diventa invece simbolo della modernità, sul quale esercitare la propria critica e viene quindi coinvolto in un vortice di scomposizione delle forme che ricorda l'insegnamento del Cubismo.


Juan Gris “ Petit dejeuner” (New York, Museum of Modern Art Queens)


Il caffè poi, come ricordava Van Gogh ("Il caffè di notte"), è anche il luogo in cui si consuma la bevanda. Un luogo nel quale c'è il segno delle passioni umane, delle loro speranze, tutte riflesse nei colori che l'artista tende a enfatizzare. La capacità del caffè di unire le persone attorno al "rito" viene vista qui nel suo lato più sofferto, luogo di incontro di mondi diversi e di persone che cercano ristoro e compenso alle ingiustizie di ogni giorno.



Vincent van Gogh “ La terrazza del Caffè in Place du Forum ad Arles di notte”


 
          Roberta Razzano al Caffè Van Gogh

In sostanza, il consumo del caffè nel corso dei secoli è diventato un'abitudine sempre più radicata nella società, e si sono moltiplicati i luoghi e le occasioni in cui il rito viene riprodotto. In principio, elemento tipico delle riunioni ufficiali o familiari della nobiltà, si è col tempo trasformato in occasione di incontro che supera le barriere dei ceti sociali, e quindi in una passione condivisa, che diventa anche piacevole scambio per rinsaldare accordi e amicizie (il classico "offrire un caffè", abitudine cara agli italiani, ad esempio).

L'arte ha registrato anche le diverse situazioni nelle quali il caffè assume un ruolo  centrale, e a seconda dei casi - come i dipinti testimoniano - cambia la scenografia che lo accompagna, variando da interni frugali, per il consumo solitario della bevanda in tazzine anonime, a locali colorati in cui spiccano tazzine finemente decorate che hanno il loro posto appropriato in scene romantiche o di festa.

Insomma, "servire un caffè" è appunto un'arte, elaborata dall'esperienza di vari secoli, e va esercitata con maestria, sapendo distinguere lo stile adatto a seconda dell'occasione e del momento.






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